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Lug
23

Casa francese imbottiglia prima annata di vino fatto in Etiopia

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Questi sono vigneti di Merlot, Syrah e Chardonnay, ma non siamo nella campagna italiana o in quella francese. Siamo in Etiopia, a soli 100 miglia a sud della capitale Addis Abeba, dove il colosso transalpino Castel quest'anno ha imbottigliato la sua prima annata di vino prodotto sul posto. "Il nostro obiettivo - racconta il direttore della cantina, Olivier Spillebout - è proprio quello di offrire questo vino agli etiopi, un vino di buona qualità, con un buon prezzo e così via". L'azienda francese punta a vendere la metà della produzione di quest'anno, 1,2 milioni di bottiglie, al mercato interno e l'altra metà a etiopi che vivono all'estero. Ma il governo spera anche che il vino possa migliorare l'immagine dell'Etiopia nel mondo e attirare così più investimenti esteri a sostegno di un'economia che sta già crescendo dell'11 per cento all'anno, uno dei tassi più alti dell'Africa. "Secondo la nostra visione - racconta il ministro dell'Industria Abtew Ahmed - l'Etiopia sarà un centro per l'industria leggera, un punto di riferimento africano per l'industria leggera ad alta intensità di lavoro". Il terreno sabbioso, una stagione delle piogge di breve durata, il basso costo dei terreni e la manodopera abbondante rendono comunque l'Etiopia un luogo ideale per la produzione di vino. E sul fronte delle vendite non sono già mancate le sorprese come quella di un uomo d'affari cinese che si è portato a casa 24.000 bottiglie.

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Mag
02

Ecco le emoticon di colore

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Non potete fare a meno delle emoticon per comunicare con i vostri amici? Proprio nei giorni in cui si parla tanto di razzismo, arriva da una Start-Up africana un modo divertente e singolare per dare un calcio alle diversità. La Oju Africa, azienda con sede nelle Mauritius, è stata la prima al mondo a progettare le simpatiche faccine di colore. I download sono già stati 16mila, la maggior parte dagli Stati Uniti.

Un'idea nata alla fine del 2012 - Una piccola Start-Up ha battuto Apple e può fregiarsi del titolo di prima azienda a lanciare le emoticon di colore. Come spiegato alla CNN da Alpesh Patel, chief executive di Oju Africa, l'idea è nata alla fine del 2012 e ci sono voluti quasi un anno e mezzo per farla diventare realtà. Dopo le lamentele di Miley Cyrus e dell'attore Tahj Mowry di fine marzo per la mancanza di emoticons multirazziali, inoltrate a Tim Cook (CEO di Apple) da Joey Parker (MTV Act blogger) e la risposta del colosso americano che si era detto d'accordo, la Start-Up africana ha dovuto accelerare i tempi e anticipare il lancio delle nuove icone previsto per il 10 aprile.

Oltre 16mila download - Le faccine sono state progettate per funzionare su tutte le piattaforme Android e saranno presto disponibili anche su iOS. Il successo sembra assicurato, visto che finora sono già stati effettuati più di 16.000 download, la maggior parte dei quali negli Stati Uniti.

Patel è davvero orgoglioso di quanto fatto dalla sua azienda: "Abbiamo sviluppato qualcosa di molto particolare e molto innovativo. Queste ultime tre settimane sono state un grande successo, che pensiamo possa davvero aiutare a dare una spinta all'innovazione africana. Non sono molte le cose che esportiamo dall'Africa, che si possono vendere all'estero, la maggior parte qui da noi da Oltreocenano.

fonte: tgcom

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Mar
28

Etiopia: cresce la preoccupazione internazionale di una crisi umanitaria nella valle dell’Omo

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La preoccupazione internazionale alimentata dalla diga Gibe III e dai piani agro-industriali ad essa associati continua a crescere, e recentemente ha raggiunto anche alcuni politici europei e americani. L’impatto su uno dei luoghi a maggiore diversità biologica e culturale del pianeta, infatti, potrebbe essere catastrofico.

La bassa valle del fiume Omo, in Etiopia, e il lago Turkana in Kenya sono abitati da almeno 500.000 indigeni e sono luoghi celebri, dichiarati Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO su entrambi i versanti del confine.

Il deputato europeo Andrea Zanoni ha depositato un’interrogazione scritta al Parlamento Europeo sollevando la questione delle violazioni dei diritti umani che circonda il progetto. Nel testo, l’europarlamentare chiede alla Commissione anche un giudizio in merito al coinvolgimento di un’azienda italiana (la Salini Costruttori), incaricata di realizzare la diga senza gara d’appalto.

Il parlamentare Lord Jones ha invece interrogato il Parlamento britannico in merito all’uso di fondi provenienti dal Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale (DfID) per l’esecuzione degli sfratti forzati. Un altro parlamentare, Mark Durkan, si è rivolto direttamente al DfID chiedendo risposte sullo stesso punto.

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L’associazione International Rivers ha pubblicato un video che illustra come la diga Gibe III, associata a piantagioni di canna da zucchero, cotone e palma, costituisca un serio rischio idrogeologico per la regione.

I progetti avranno anche costi umani molto elevati, perché distruggeranno l’industria ittica, i terreni da pascolo e i sofisticati sistemi di coltivazione da cui dipendono gli abitanti indigeni della regione.

Human Rights Watch ha diffuso un serie di grafici di grande impatto basati su immagini del satellite che mostrano la rapida progressione del fenomeno dell’accaparramento di terre associato al progetto idroelettrico.

Survival e altre ONG denunciano da tempo gli sfratti forzati di centinaia di Bodi e Kwegu, trasferiti in campi di reinsediamento da un governo che si sta rapidamente impadronendo delle loro terre agricole migliori per convertirle in piantagioni di canna da zucchero destinate al commercio su larga scala.

Pur avendo ricevuto consistenti resoconti di seri abusi nella regione, i donatori internazionali come l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (USAID) e il DfID hanno ripetutamente mancato di intervenire.

Tuttavia, il mese scorso il Congresso degli Stati Uniti ha denunciato l’insabbiamento della situazione da parte dell’USAID, e ha chiesto misure legali perché il denaro dei contribuenti americani non sia usato per finanziare reinsediamenti forzati nella bassa valle dell’Omo.

Da anni l’Etiopia è uno dei principali beneficiari anche degli aiuti della Cooperazione italiana. Nel 2005, La DGCSaveva erogato un credito d’aiuto di 220 milioni di euro per la realizzazione dell’impianto idroelettrico “Gilgel Gibe II”, il finanziamento italiano più consistente mai concesso a un solo progetto di cooperazione. Un ulteriore credito d’aiuto di 250 milioni di euro, messo a disposizione per co-finanziare il proseguimento del progetto con la diga Gibe III, fu sospeso il 31 marzo 2011 in un clima di ferma opposizione da parte di Survival e della vasta maggioranza delle Ong italiane. Lo scorso anno, l’Etiopia è stato riconfermato come uno dei paesi prioritari per il triennio 2013-2015, con un raddoppio dei fondi stanziati nel triennio precedente.

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Giu
24

Etiopia, capra chiede un passaggio in bicicletta

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Invece di scegliere il solito prato questa capra etiope ha “optato” per un giro in bicicletta nell’ora di punta sedendo sulle spalle di un ciclista. Nonostante la scena abbia dell’incredibile, in questo video girato ad Addis Abeba, sia l’uomo che la capra sembrano totalmente a loro agio. In realtà si tratta di una pratica “abbastanza comune” in quella parte di Africa visto il gran numero di video del genere che circolano in rete.

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Apr
21

L'Etiopia domina la Maratona di Roma

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Maratona di Roma

La corsa agonistica è stata dominata dall'Etiopia con Legese Hailu per gli uomini e Geda Lemma che hanno trionfato in una gara condizionata dalle condizioni meteorologiche al limite. Su Roma si è infatti abbattuto un forte temporale nel corso della Maratona rendendo scivoloso tutto il tracciato. Tra gli uomini secondo Sisay Jisa, terzo il keniano Leonard Langat che nel finale si è reso protagonista di un simpatico siparietto indossando il copricapo da legionario romano. Un pizzico di delusione infine, per Emma Quaglia, tra le favorite e giunta terza.

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