Sta nascendo una nuova forma d’imperialismo occidentale ai danni dell’Africa. Si chiama land grabbing, espressione inglese che indica l’acquisto di terreni agricoli di grande estensione nei paesi in via di sviluppo (principalmente africani) da parte di multinazionali, governi stranieri e singoli cittadini privati. L’obiettivo è quello di assicurare la sicurezza alimentare al miglior offerente, a scapito dei paesi sfruttati cui non rimane molto di cui sfamarsi. Nonostante questa operazione comporti grandi investimenti, c’è il rischio concreto che le popolazioni locali siano sfruttate per il basso costo della manodopera e inoltre perdono il potere di accesso e controllo alle risorse presenti nei territori venduti, una su tutte l’acqua. Nel 2011, ad un congresso organizzato dalla Land Deal Politics Initiative, i terreni interessati sono stati valutati intorno agli 80 milioni di ettari, di cui il 70% appartenente al continente africano. In questi ultimi anni soprattutto la Cina ha investito massicciamente nel continente africano, diventando in breve tempo il primo partner commerciali di numerosi Stati della regione. Sfamare più di un miliardo di cinesi non deve essere facile e Pechino è decisa ad assicurarsi le entrate alimentari, a costo di comprare l’Africa intera. Allo sviluppo economico, in questo caso si accompagnano corruzione e assenza di piani sostenibili. Questi problemi nascono dall’eccessiva burocratizzazione dei Paesi africani, molti non ancora completamente democratici. Non sono mancate politiche difensive, come quelle proposte in Brasile e in Venezuela, mentre l’Africa, soffocata dal debito, povertà e alla disperata ricerca di investimenti, sembra inerte davanti a questa lenta conquista legale. Fin dal 2007 la società civile si è interessata al fenomeno, che potenzialmente potrebbe creare seri problemi ambientali e disagi alle popolazioni locali. Un fenomeno che potrebbe mascherare un nuovo imperialismo, non alimentato da eserciti e voglia di colonizzare, ma da debito e superiorità tecnologica. Un imperialismo sottile, silenzioso, pericoloso.
Guglielmo Cassiani Ingoni